Dopo anni di promesse, accordi e concessioni centellinate, finalmente il Paul Getty Museum di Los Angeles restituirà 40 opere antiche all'Italia. «E' una vittoria «dell'etica condivisa sui beni culturali», della «diplomazia culturale e del dialogo»: così il ministro per i Beni e le Attività culturali Francesco Rutelli ha commentato l'accordo raggiunto ieri con il direttore del J.Paul Getty Museum, Michael Brand. Quest'accordo stabilisce che il museo statunitense restituirà le opere all'Italia, inclusa la «statua di culto di una dea»: si tratta della celebre Venere di Morgantina, una statua alta oltre due metri acquistata in modo sospetto dal museo nel 1988 per quasi venti milioni di dollari. E non si tratta dell'unica acquisizione sulla quale aleggia l'ombra del mercato illegale di opere d'arte.

Sui cosiddetti «tesori rubati» del Paul Getty museum il «Los Angeles Times» aveva pubblicato un'inchiesta in cui si dimostrava come la direzione del museo sapesse che circa metà dei reperti acquistati in Italia erano probabilmente trafugati. La stessa inchiesta rivelava che sin dal 1985 il museo sapeva che tre fra i suoi principali fornitori vendevano reperti trafugati. Un traffico che aveva avuto come protagonista l'ex curatrice del Getty, Marion True, sotto processo in Italia: con l'accordo, ha spiegato l'avvocato del ministero Maurizio Fiorilli, l'Italia si ritirerà dalla causa civile nel processo (rimane comunque in piedi la parte penale) e questo potrebbe comportare un alleggerimento della posizione della True.

Ora inizierà il rientro delle 40 opere, che saranno imballate e spedite a spese del Getty entro il 31 dicembre 2007. Il calendario per il trasferimento degli oggetti sarà definito da un team di tecnici italiani e statunitensi. Ma proprio per la Venere di Morgantina l'attesa sarà più lunga, perchè lascerà gli Stati Uniti soltanto nel 2010. Rutelli ha spiegato le due motivazioni del ritardo: «Il Getty ha già previsto mostre e attività espositive a varie modo incentrate su questa statua, ma vuole anche avere il tempo di stabilire, insieme alla Regione Sicilia, che ha competenza in materia di beni culturali, come e dove sarà collocata la prestigiosa opera».

In realtà c'è anche un altro ostacolo, che riguarda un'altra statua al centro della battaglia fra Italia e Usa: l'Atleta di Lisippo, un bronzo ritrovato al largo di Fano nel 1964. Le parti hanno concordato di rinviare ulteriori discussioni sulla statua dopo i risultati del procedimento legale in corso a Pesaro. Aspetti da definire a parte, il ministero e il Getty hanno sottoscritto un'ampia collaborazione culturale che includerà prestiti di opere d'arte significative, mostre congiunte, ricerca e progetti di conservazione e restauro.

La vicenda, quindi, si chiude nei termini previsti da Rutelli stesso, che aveva minacciato che se la partita con il Getty non si fosse chiusa entro luglio (e dopo aver inviato al museo «un'estrema proposta di dialogo e di intesa») avrebbe decretato l'interruzione dei rapporti di collaborazione culturale tra l'Italia e questo museo.
Il ministro ha ricordato di aver iniziato i negoziati chiedendo al Getty la restituzione di 52 opere e che l'istituzione americana aveva inizialmente dato il via libera solo a 26 oggetti. Poi, si é arrivati al risultato finale delle 40 opere. «Non abbiamo elementi per chiedere la restituzione di 9 opere», ha aggiunto, mentre altre tre (un'armatura
di cavallo bronzea, un gruppo scultureo con in evidenza un poeta e due sirene, e una statuetta di ragazza in legno, negli ultimi due casi ci sono le prove scientifiche ma non ancora quelle processuali) «restano in discussione alla luce delle risultanze
scientifiche». (Ch.B.)

 

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